
La psiche è un livello meno sottile del nostro Essere rispetto alla nostra dimensione spirituale ed è per questo più facile da percepire coscientemente.
Lavorare il livello psicologico è utile e necessario per accompagnare l’incontro con il livello transpersonale, con quello che va oltre la persona, oltre il nostro corpo, i sentimenti e i pensieri individuali.
Il lavoro psicologico è necessario per molti motivi: uno di questi è che solo ciò che abbiamo conosciuto e accettato profondamente può essere lasciato indietro, senza rifiutarlo.
Per questo il percorso attraverso l’aspetto psicologico passa sempre per la via dell’accettazione, riuscendo a guardarsi, se possibile, con un affetto incondizionato.
Sono d’accordo con Arnold Desjardins quando dice che “il nostro aspetto più crudele è quello di non amare noi stessi”.
E se non amiamo noi stessi, come potremo amare gli altri, come potremo migliorare le nostre relazioni affettive?
Il curioso paradosso è che solo nel momento in cui mi accetto e mi amo esattamente come sono, solo allora posso cambiare. Cambiare naturalmente, giacché ci accorgiamo che non c’è motivo di perseguitarci tentando di “migliorarci a forza”, rifiutando quello che oggi si sta manifestando in noi, anche fosse paura, tristezza o invidia.
L’amore e l’autoconoscenza sono un cammino di auto trasformazione interiore molto più potente e veritiero di quello della severità e dello sforzo repressivo.
Psicologia umanistica traspersonale
Nel 1983 fa conobbi Antonio Blay, psicologo catalano, riconosciuto come chi aveva introdotto in Spagna la psicologia transpersonale.
Ho avuto la fortuna di poter lavorare con lui durante gli ultimi anni della sua vita, di aver studiato i suoi libri e di avere avuto la giusta occasione professionale per poter mettere in pratica la sua proposta.
Il percorso naturale
Frequentemente la persona si avvicina al lavoro sicologico perche desidera sviluppare un’area immatura di se stesso, che crea nella sua vita sofferenza e insoddisfazione.
Quella sofferenza può manifestarsi in una relazione sentimentale difficile, in un lavoro frustrante o nel sentirsi vittima degli altri. Il problema concreto è semplicemente la manifestazione di qualcosa che non riesce a svilupparsi o esprimersi nella nostra esistenza.
Nel lavoro, insieme ci impegniamo nel compito di vedere come possa tornare a fluire la forza della sua intelligenza, amore o volontà, e come applicare tutto questo al suo problema o ad altre circostanze della sua vita.
Sembra semplice e lo è. Solo che per sviluppare ciò che non si è potuto manifestare fino a quel momento, o ciò che è deficitario nella sua manifestazione (e non a caso ‘deficitario’ ha la stessa radice della parola ‘difetto’), sono necessarie consapevolezza, impegno e determinazione.
E anche amore per se stessi.
Un amore che include progressivamente gli esseri a noi vicini e poi quelli lontani, per arrivare a sentire sinceramente l’affermazione buddista: “possano tutti gli esseri senzienti essere felici”.
Questo è il tipo di percorso che parte dall’individuale e si apre all’universale.
Per poter percorrere insieme questo cammino è necessario creare uno spazio di conoscenza, rispetto e interesse fra due poli della relazione di aiuto, counselor e cliente, insegnante e allievo, in questo caso.
Nel percorso che s’istaura entrambi crescono, maturano e si trovano sempre più vicini alla verità e alla capacità di imparare dalla propria esperienza. Come dice Rogers: “Essere vicini alla verità non può essere dannoso, anche se ci obbliga a volte a una riorganizzazione dolorosa che si chiama imparare.”
Questo imparare è in relazione ad essere più veri e reali e quindi al risveglio dell’autentico desiderio di rivolgersi, fino in fondo, verso l’interno, per trovare lì la propria guida.
In sintesi, io non vedo la persona come qualcuno che debba “guarire” da qualche malattia, ma come qualcuno che tende verso la sua piena maturazione e autorealizzazione come essere umano.