da claudia casanovas

Guardarsi più in profondità e riconoscerci per quel che Siamo veramente è un compito continuativo, è uno dei lavori più belli che si possano compiere oltre ad essere quello più necessario: andare verso il nostro nucleo più profondo, scoprire il nostro Centro individuale o Essenza.

Chi siamo veramente? Quale è la nostra nota essenziale, la tonica che portiamo nel  nostro Io Profondo o Essenza e che ha bisogno di manifestarsi per poterci sentire autenticamente noi stessi, non solo interiormente, ma anche nella vita quotidiana?

Nella profondità del nostro Centro possiamo trovare il senso della nostra vita individuale e il suo rapporto con la vita universale. Quando siamo in contatto con questo centro abbiamo una nuova opportunità, quella di “ubbidire all’Essere”.

Quando impareremo ad ascoltarlo e ubbidirlo, ci parlerà in forma di intuizioni, a volte sorprendenti, che saranno una guida nel nostro sentiero: le sue parole saranno a favore della libertà, del vivere senza paura di perdere, dell’amore per il presente. 

Rispettando questi  parole, creeremo il nostro cammino, un percorso che si trova in relazione al “coraggio di esistere” come dice Tillich. In effetti, essere noi stessi, differenziandoci dall’ altro, dai condizionamenti ricevuti nell’infanzia e anche di quelli del mondo che ci circonda è, a volte, come un salto nel vuoto. Ma è il salto, o i piccoli salti, che possiamo fare ad avvicinarci evolutivamente alla gioia del vivere quando ci manifestiamo per quel che siamo.

Camminare con consapevolezza verso la nostra Essenza non evita il comparire della sofferenza, ma questa acquista  un diverso significato e viene trasformata più facilmente quando ci troviamo a vivere centrati.

Ogni volta che abbiamo il coraggio di ascoltarci e di “tirare fuori ciò che di importante è nascosto dentro”, come dice Maslow, viviamo guidati dalla legge della nostra verità.

Daremo progressivamente forma alle nostre inclinazioni più autentiche, realizzando così il sacro compito di permettere che la nostra Essenza traspaia nella nostra esistenza.

Questa trasparenza produce una soddisfazione profonda che non ha a che fare con il successo esterno: questo può accadere o meno ma non rappresenterà, in caso negativo un motivo di sofferenza.

Vivere ri-creandoci ha questi due significati, simultaneamente: creare e gioire. Consentiamoci questa ri-creazione; anche quando le situazioni esterne sono difficili, avremo sempre la possibilità di un atto, o una parola per esprimere la nostra vera natura e sentire cosi un piacere intimo: “siamo stati noi stessi”.

È avere il coraggio e l’amore per sé stessi, di vivere nell’istante, vedendosi e ri-definendosi continuamente, dato che non siamo qualcosa di predefinito ma piuttosto un fiume che scorre, il famoso panta rei di Eraclito. In quel movimento che siamo, in quella vita, in quella impermanenza, si trova la bellezza della nostra Esistenza.

Vivere con coraggio e con amore per sé stessi, ri-definendoci continuamente ci avvicina a una nuova pienezza, a realizzare l’intimo significato del proprio essere, “a diventare ciò che siamo”, in un costante divenire che di statico non ha nulla e si svolge sul Silenzio del nostro Essere più profondo.

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